Pfeil_fett Created with Sketch.

TikTok-Ready Choreographies

Ven 16 mag 2025 / 20.45–21.30

Cosa riveliamo di noi stessi quando balliamo su TikTok?

Cosa riveliamo di noi stessi quando balliamo su TikTok? Anna-Marija Adomaitytė ha invitato diversi adolescenti della Svizzera francese a mettere in discussione questa pratica di danza sociale digitale, con l'obiettivo di esplorare come i corpi sfidino i sistemi di potere in cui sono coinvolti.

TikTok è un’applicazione per lo scambio di brevi video. In particolare, giovanissimi che ballano, per pochi secondi, in playback su canzoni pop.

Qui, mia cugina nella sua stanza. Là, dall’altra parte del mondo, un’altra persona ripete la stessa coreografia nella sua cucina, con qualche piccola variazione. Ancora più lontano, un ragazzo in un parco… e così via. I video scorrono e si cade nell’app come Alice nella tana del bianconiglio.

Gestualità delle mani, espressioni, sguardi, le coreografie sono di una precisione tagliente, una combinazione tra danza urbana e codici della cultura popolare. I video tutorial mostrano come eseguire le sequenze del momento, quelle che fanno tendenza, con l’aiuto di emoji* e smiley — una “versione migliore di sé” da raggiungere?

I movimenti spesso rappresentano letteralmente le parole delle canzoni. Ma invariabilmente, il risultato è tutt’altro: un linguaggio dei segni oscuro, dove qualcosa — che non ha più nulla a che fare con le parole — sembra voler essere espresso.

Queste danzatrici e danzatori, in un’età in cui a volte l’identità è profondamente confusa, mettono in scena i loro corpi nella limitata verticalità del telefono. Di fronte alla telecamera, come davanti a uno specchio, si offrono con forza alla vista e al giudizio di una folla avida e invisibile, composta da milioni di persone dall'altra parte dello schermo.

L’auto-sessualizzazione è palese… ma ambigua: da un lato, alcune danzatrici si conformano al fantasma patriarcale della "Lolita", con tanta passione che sembrano fuori di sé, come figure estatiche. Altre, con gioia manifesta, sovvertono completamente l’erotismo, ribaltano i codici di genere con autoironia, o li assimilano per meglio performarli.

Impossibile stabilire se si tratti di uno spettacolo dell’intimo o di pura artificialità. Perché in questo contesto tutto è una questione di tensione: tra esposizione e solitudine, tra volgarità e fragilità. Tra la virtuosità dei gesti e i marcatori sociali evidenti. Tra la brevità delle coreografie e le loro innumerevoli varianti. Tra l’obbedienza a un ordine coreografico e qualcos’altro che sorge dal movimento.

E se, esaurendo i gesti di TikTok, emergesse la violenza strutturale ma anche la capacità di resistenza dei corpi, uno strano potere di questi giovanissimi?

TikTok continua a imporsi sugli eventi reali. Ad esempio, nel 2020, tra gli adolescenti che ballavano nelle loro camere durante i mesi di pandemia mondiale, alcuni organizzarono, attraverso lo stesso network, il boicottaggio del comizio di Trump a Tulsa. Iscrivendosi senza andare, riempiendo lo stadio con la loro assenza, e suscitando la rabbia del presidente americano.

TikTok-Ready Choreographies costituisce il terzo capitolo, dopo workpiece e Pas de deux, della ricerca della coreografa Anna-Marija Adomaityté sull’esaurimento del gesto, sulla capacità dei corpi di erodere i sistemi di potere a cui appartengono.

Tuttavia, emergono per TikTok-Ready Choreoraphies, nuove problematiche legate al lavoro: da un lato, la trasposizione delle specificità gestuali di TikTok nella scrittura coreografica; dall’altro, il lavoro con un gruppo di giovanissimi interpreti. Infatti, lo spettacolo riunirà sei o sette interpreti adolescenti provenienti dalla Svizzera Romanda, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, utenti di TikTok.

Comporre un gruppo è un modo per eludere l’effetto di accumulazione di TikTok, per arrivare a un altro tipo di tensione: all’interno di un gruppo, si percepiscono l’isolamento, la sicurezza o le paure, i legami che si formano e si spezzano.

Anna-Marija Adomaitytė è nata in Lituania nel 1995. Dal 2014 al 2017 ha conseguito un bachelor in danza contemporanea presso La Manufacture di Losanna e un master in arti visive presso l'ECAL di Losanna. Nel 2020 ha fondato la compagnia di danza A M A a Ginevra. «TikTok-Ready Choreographies» è la terza parte, dopo «workpiece» e «Pas de deux», della sua ricerca sull'esaurimento del gesto.